Grazie al Presidente (uomo di grandissima vitalità intellettuale) che ha creato questo gruppo di cui indegnamente faccio parte, ho rimosso i freni inibitori che impediscono le mie articolazioni motorie estreme quando si tratta di partecipare a un dibattito in bit.
Paradosso dantesco, pur procurandomi proteine, vitamine e carboidrati… (e acc. grassi) attraverso la manipolazione di segnali digitali al fine di veicolare comunicazione, contenuti editoriali, brands e prodotti, prediligo ancora la conversazione in atomi magari alleggerita da apposito comodo, morbido piano di appoggio, e poi sigaro o pipa e rum ( o single malt).
Banalmente credo che dovremmo focalizzare la questione sulla vera tragedia che è in atto: continuiamo a inventare nuove superfici digitalizzate per poter affidare loro messaggi (che a mio parere poi rimangono sempre broadcast) di qualsivoglia natura e non facciamo i conti con alcuni aspetti dell’umana verità, lasciando decidere a matematici studi sociologici che ignorano le rivoluzioni interiori che stiamo, grazie a un Dio, ognuno si scelga il Suo o no, vivendo.
Quindi pongo alcune questioni.
La prima. E’ giusto o no dire che ci stiamo assuefacendo alla presenza di digital signal al relativo melting pot di infomercial, edutainment, infotainment ed entertainment?
Possiamo affermare che stiamo parcellizzando il potenziale di redemption di ogni iniziativa di comunicazione a causa della quantità infinita di digital device disponibili, vanificando gli investimenti?
E’ giusto o no affermare che oramai non ci chiediamo più se un P.C.C (povero cristo consumatore) abbia veramente interesse o voglia di assorbire infobit in qualsiasi momento della giornata?
E’ giusto o no affermare che i comunicatori di professione non si stanno minimante interrogando sul fatto che la tecnologia è avanzata e il mondo della comunicazione ha accumulato un ritardo jurassico rispetto alle abitudini della digital generation che oramai sta subentrando alle precedenti generazioni?
Ad esempio cito gli spot, quegli odiosi strumenti che abbiamo inventato per evitare ipocritamente di disturbare quel rompiscatole di consumatore che per anni ha comprato sulle basi delle emozioni o della suadenza dimenticando di leggere l’etichetta dei prodotti rimanendo poi puntualmente deluso che la strafiga uguale a quello dello spot non se lo filava nonostante il profumo che doveva garantirgli di non chieder-gliela mai.
Ah il Carosello! Aveva il coraggio di appropriarsi dello spazio tv con pari dignità del programma pre/succedente senza infilarsi in mezzo come l’ipocrita timida ma di fatto omnipresente fascia pubblicitaria sempre dalla parte della marca ma apparentemente pro – consumer.
Oggi che il modello di palinsesto tv generalista è in in crisi, che i format cambiano pelle, se non in termini di contenuti editoriali, di formati temporali, noi propiniamo ancora spot da 30 secondi.
E l’interattività?
Vogliamo presuntuosamente affermare che la tv broadcast non va più. Il palinsesto è mio e lo devo gestire io. E se non ne ho voglia? Ti pago per studiarmi, per inserirmi in un target, conosci le mie abitudini, i miei orari, i miei gusti. E allora c.! fammelo tu il palinsesto che non ho tempo. Nemmeno per guardare quello che ho registrato.
E i servizi interattivi della televisione digitale terrestre?
Follia! guardate i dati e vedrete sparire i decoder con mhp nel giro di qualche anno.
Ed è giusto, a mio parere.
Sul divano preferirei addirittura i comandi vocali. Non voglio nemmeno utilizzare le dita. Ma nemmeno le synapsi, per cambiare un canale!
Se devo interagire (perché l’interattività è come il sesso, lo dobbiamo volere almeno in due) uso lo strumento che la mia mente ha registrato come device apposito. Il pc, la playstation, vah! Ci metto anche il cell!
Ed è vero che oramai le brand si costruiscono fuori dalle campagne pubblicitarie?
E’ vero che i prodotti sono oramai promossi e promozionati dagli utenti stessi, userbyuser?
Perché tanta mancanza di coraggio da parte delle marche nell’usare il feedback, grande invenzione di ebay?
Perché tanta disattenzione nei confronti di un mercato di consumatori oramai responsabile e decisionista?
E perché un uso così banale dei digital signage?
Pensate a quelli delle autostrade, Sanno bene tutti che senza le cinture sei un fesso. Ma non mi farà cambiare idea il display.
Prova a scrivere che ci sono settecento telecamere che ti guardano e stanno controllando la velocità e otterrai il rispetto dei limiti di velocità, le cinture e il cellulare spento. E qualche consumatore vivo in più.
Insomma credo che la questione sia il contenuto e non i digital veicles.
Ed è la bella e la cattiva notizia.